venerdì 10 gennaio 2014

Altare Thotemico-Sogno Errando. Concerto al teatro Antoniano in apertura ad Eugenio Finardi

Il giorno 19 Dicembre 2013 presso il teatro Antoniano di Bologna, in apertura al celebre e navigato cantautore Eugenio Finardi, si sono esibiti gli Altare Thotemico. L'eclettico complesso bolognese si è presentato sul palco in un'atmosfera soffusa nella sua tradizionale composizione: Gianni Venturi (voce e synth), Max Govoni (batteria), Leonardo Caligiuri (pianoforte), Valerio Venturi (basso), Emiliano Vernizzi (sax); manca solo il violino di Gabriele Toscani. 
I pezzi proposti dalla band durante la performance sono quelli della loro ultima fatica creativa: Sogno Errando, concept-album uscito nel luglio del 2013 composto da 7 tracce, è un'opera che audacemente si inserisce in un contesto Jazz-sperimentale e che tende molto alla libera improvvisazione. L'obiettivo primario che si propone la band è quello di scardinare gli avvilenti precetti della staticità musicale e di ricreare un avvincente dibattito creativo, concetto che poi sta alla base dell'ideologia progressiva. 
I motivi che pervadono l'opera sono la memoria, il trasfigurare delle cose, la dissoluzione del tempo, la terra, la profondità di spirito e l'apertura delle porte percettive, tutto ciò caratterizzato da echi sonori che a tratti trascendono la realtà oggettiva e da testi recitati con la giusta enfasi poetica arrivando così ad evocare un qualcosa di distante ed impercettibile, immagini sfumate ed indefinite. Molto coinvolgenti a livello strumentale sono le jam Jazz tra piano e sax.
Il gruppo apre le danze con il pezzo "Le correnti sotterranee", canzone che lascia libero spazio a brillanti virtuosismi di tastiera e sax nonché ad un breve assolo di batteria. A seguire si passa ad un Jazz quasi psichedelico-romantico dal titolo "Broken Heart" dove, oltre alla tromba ed il piano, spicca con personalità il basso. E' poi il turno di "D'amore e d'altri tormenti" che Gianni Venturi definisce "una delle poche canzoni d'amore che ho scritto per una donna", diciamo una serenata. Infine il gruppo chiude con "Neuro Psycho killer": la traccia inizia con lapidari rintocchi di basso ed un giro  che man mano si fà sempre più vitale, si mescolano poi note acute e riverberi, un testo a tratti cantato, a tratti recitato.

Tocca poi alla star della serata Eugenio Finardi. Il cantautore milanese sale sul palco con buon savoir faire, ma con la voce lievemente debilitata da un brutto mal di gola. Come preannunciato la sua è una serata di "musica e parole", dove il poliedrico artista ripercorre tutto il suo tragitto artistico, attraversando momenti belli e brutti, felici e toccanti della sua vita. Finardi propone una lunga serie di pezzi presi qua e là dal suo vasto repertorio. Il suo tour denominato "Nuovo umanesimo" si ispira alla necessità di rimettere al centro l'Uomo e non il profitto, è anche il titolo del suo nuovo singolo. Questo concetto è il filo che lega tutti i brani di Sessanta, l'album che Finardi ha presentato a Sanremo, e propone ora in tour. Con lui sul palco ci sono Giovanni "Giuvazza" Maggiore alla chitarra e Paolo Gambino alla tastiera. La performance della band è stata lunga e ben sostenuta. A questa band comunque servirebbe una maggiore esperienza per esibirsi dal vivo con più disinvoltura.





L'intervista con gli Altare Thotemico prima del concerto:

Partiamo dal nome della band, qual è il significato?
Gianni Venturi (sorridendo): Bene, la parola "Thotemico" fa riferimento alla divinità divinità egiziana della sapienza, poi assimilata dagli antichi greci con il nome di Ermete Trismegisto, considerato il creatore oltre che dei tarocchi anche dei segni musicali. Altare è dove si prega una divinità. Quindi è uno di quei nomi scelti come andava di moda negli anni della nascita del progressive. Ci serviva un nome corposo che raccontasse una storia, ovvero il nostro approccio direi metafisico alla musica, come una ricerca spirituale.

Parliamo del vostro ultimo album, Sogno errando...
Leonardo Calliguri: Si tratta sicuramente di un disco caratterizzato da una maturità musicale molto più forte rispetto al nostro primo album. E' un'opera molto più ricercata dove abbiamo ulteriormente unito il nostro background artistico ed approfondito meglio la questione dei nostri generi diversi attraverso una continua sperimentazione e ricerca sulle sonorità, sulle note, sull'improvvisazione e questo è ciò che certamente ci contraddistingue, almeno rispetto ai nostri lavori passati.

Quindi siete riusciti a raggiungere una sensibilità musicale ed interiore più spiccata?

Leonardo: Si, penso di si. Calcolando che questo disco è uscito ben quattro anni dopo il primo, posso dire che ho avuto molto tempo per maturare come compositore della band, anche se poi la composizione nasce attraverso un'improvvisazione collettiva. Siamo soddisfatti del nostro percorso fino ad ora.

Le tracce del disco sono molto lunghe, una caratteristica tipica delle band progressive di un tempo... Questa cosa può funzionare ancora oggi?

Valerio: Purtroppo, anche commercialmente parlando, gli ascoltatori di oggi non sono più abituati ed hanno meno pazienza nell'ascoltare composizioni di 12 o 13 minuti ciascuno, quindi in futuro senza dubbio cercheremo di mantenere una via di mezzo...
Leonardo: Diciamo che per quanto il nostro sembra un progetto appartenente ad un'epoca diversa, noi cerchiamo comunque di restare al passo con il nostro tempo, anche se purtroppo dobbiamo fare i conti con il buio che pervade i nostri tempi e quindi anche lo stare al passo con i nostri tempi può rivelarsi controproducente.
Valerio: In sintesi, per quanto riguarda la qualità dell'oggetto artistico, della qualità della nostra musica, la linea che seguiremo rimarrà sempre la stessa, ovvero quella dell'improvvisazione creativa.

Sentite ancora il bisogno di conoscervi meglio come insieme?

Valerio: Senza dubbio, ci sarebbe bisogno di trovare più spazi, più collaborazioni, per fare in modo di comprenderci meglio e riuscire a proporre qualcosa di sempre più significativo.

La parte più difficile del lavoro?

Leonardo: La parte più difficile del lavoro di musicista è il dover accettare il cosiddetto "compromesso", così da poterci campare: lo scendere a patti con l'industria musicale, cosa che accade troppo spesso ormai...

Seguendo l'onda creativa di quest'ultimo album, avete in mente di proporre uno nuovo album a breve?

Valerio: Ci stiamo già lavorando. Abbiamo moltissime cose da dire e quindi ci occorrerà un po' di tempo per organizzare bene le idee. Stiamo cercando qualcosa di più armonioso e melodico. La nostra idea è quella di creare senza imporci vincoli e senza pensare a cosa ne sarà di ciò che ne viene fuori....  

Grazie agli Altare Thotemico, buona fortuna!

La band: Grazie!




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